Sono molto contento di poter dare un piccolo contributo sul senso dell’opera che la cara comunità di Cadidavid sta costruendo. Sono stato co-parroco della vostra parrocchia e non posso dimenticare la storia recente che ha visto risorgere l’idea di una ricostruzione del teatro di Cadidavid grazie alla determinazione e alla volontà di don Ottavio e di tutta la comunità.
Proviamo a capire il senso di un cinema e di un teatro oggi dentro la vita di una parrocchia .
Innanzitutto chiamiamo il teatro col nome di SALA DELLA COMUNITA’, che sostituisce e amplia quello di sala cinematografica parrocchiale. A differenza di un tempo la s.d.c. è diventata polo di attrazione per un numero di svariate attività, non solo il cinema (con il cineforum e le proiezioni mirate sull’età del pubblico), ma anche la musica (così da trasformare la sala in un auditorium dove tenere concerti di musica classica o moderna), il teatro, le esposizioni d’arte, i dibattiti e le tavole rotonde, i cicli di conferenze.
Una definizione sintetica è data da Giovanni Paolo II, del 1984: “La Sala della Comunità diventi per tutte le parrocchie il complemento del tempio, il luogo e la spazio per il primo approccio degli uomini al mistero della chiesa e, per la riflessione dei fedeli maturi, una sorta di catechesi che parla delle vicende umane”.
Oggi la parrocchia non è più definita concettualmente dai suoi confini territoriali, bensì essa “è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell’ambito di una chiesa particolare. Da ciò nasce anche l’opportunità di una ridefinizione dello spazio della sala, a partire appunto dall’importanza riconosciuta alla comunità e alla sua potenzialità missionaria.
Anche se la dimensione parrocchiale della s.d.c., rimane pienamente valida, essa non deve costituire impedimento nell’attuazione di un collegamento fraterno con le realtà ecclesiali limitrofe, soprattutto quelle prive di strutture idonee a offrire particolari servizi nell’ambito dei mass media.
Nell’ambito della s.d.c. il ruolo del parroco, non è certo quello del semplice gestore, ma quello dì “colui che, anche in questo campo, presiede un’azione di carità per la crescita umana e cristiana dei componenti la comunità a lui affidata”. La s.d.c. allora, aiuta l’uomo a crescere, a maturare, a sviluppare valori umani e cristiani.
Per quanto riguarda la gestione della s.d.c., che sono più di 800 in tutta Italia, il riferimento fondamentale è la Nota pastorale della CEI del 1982 dal titolo “Le sale cinematografiche parrocchiali”, nella quale si ricorda che la titolarità della sala va esercitata nel segno della dimensione comunitaria. Inoltre la struttura della s.d.c. si pone a servizio di una dinamica missionaria verso gli ambienti della vita familiare, professionale e sociale. Il riferimento associativo per le s.d.c. oltre che al Servizio assistenza sale è l’ACEC. Questa associazione di carattere nazionale regionale diocesana ha assunto un ruolo determinante, per la gestione amministrativa e pastorale delle stesse sale. I vescovi l’hanno deputata proprio a questo compito, fin dal 1948.
Credo che la felice iniziativa della parrocchia di Cadidavid abbia intercettato l’esigenza di una comunità che al di là di tutto, cerca una “piazza”, un luogo di incontro. Oggi c’è bisogno di un posto dove riappropriarci del pensare, del recupero del bello, dei valori spirituali, che possono essere percepiti anche attraverso questi strumenti, che raccontano la vita e le persone. Molto lavoro, che peraltro richiede preparazione spirituale e competenza professionale, si giocherà intorno al clima di accoglienza e disponibilità che sappiamo creare: è questo a fare la differenza. Prima della sala viene la comunità: vogliamo anzitutto costruire legami.
Don Maurizio Guarise
direttore del Centro Cinematografico diocesano
delegato Acec per la provincia di Verona